OVERSTEERING EP.2 : Ad armi pari [pt.2]

Le gomme slittano sull’asfalto del Nurburgring.
L’aderenza è scarsa se si cerca di estrarre la massima potenza dalle Mercedes, i piloti lo capiscono subito.
Lasciano tutti il loro blocco di partenza oscillando, ondeggiando a destra e sinistra con il retrotreno e correggendo con lo sterzo.senna16
Sembra quasi una danza, un armonioso ballo di gruppo, non certo la partenza fulminea che di solito quei 20 forniscono al loro pubblico, ma è qualcosa di altrettanto affascinante.
Di diversamente affascinante.

Si avventurano tutti verso la prima curva, a destra.
Il rumore dei motori che toccano un altissimo numero di giri, tradisce la lentezza delle vetture nell’acquistare velocità.
Fra poco sarà ora della prima staccata, il pubblico del rettilineo ormai stringe gli occhi, cercando di mettere a fuoco quello che sta succedendo laggiù.

I primi 5 si aprono a ventaglio, il cordolo si avvicina, lentamente, inesorabilmente, non c’è spazio per tutti.
A pochi metri dall’inserimento, la classe dei piloti di formula 1.
Ognuno un punto di staccata diverso, ognuno una pressione sul freno diversa, ognuno un’impostazione dell’entrata diversa.
Tutte queste variabili si concatenano e si trasformano in incredibile scambio di posizioni, i piloti si trovano a pochi centimetri l’uno dall’altro, ognuno con la propria linea, ma non c’è alcun contatto.

Semplicemente perfetto, le 190 spariscono dietro la curva.
La quiete si impossessa di nuovo del rettilineo del traguardo.

Il pubblico già freme per capire quale sarà l’ordine con cui i piloti compariranno di nuovo, tutto quello che succede oltre quella lunghissima linea di asfalto è lasciato alla loro immaginazione.
Il leggero velo di nebbia sta ancora accompagnando quello storico pomeriggio, vedere a distanza cosa stia succedendo è praticamente impossibile.
Chi sta seguendo l’evento in televisione, può compensare il fatto di non poter assistere dal vivo con un reportage dettagliato del gruppo di testa atto a scambiarsi posizioni curva dopo curva.

Loro già sanno cosa è successo.
Cosa attende i loro colleghi sugli spalti a primo passaggio sul rettifilo.
Il silenzio comincia timidamente a svanire, i 6.000 giri al minuto degli aspirati Mercedes riecheggiano tra le tribune.
La curva che accompagna i piloti nuovamente sul traguardo è un destra di percorrenza, per affrontarlo al meglio bisogna cercare il cordolo esterno in uscita, senza esagerare però.
L’umido non è certo amico della trazione, tanto meno su un cordolo.

Il rumore, prima lontano, ora è un frastuono intenso, sono arrivati.
La prima 190 è beige, esce dalla curva a destra con qualche metro di vantaggio su un foltissimo gruppo di inseguitori.
Dagli spalti, gli sguardi si spostano sulla destra per cercare di intuire il prima possibile la situazione.
11 il numero sulla fiancata, giallo il casco che si intravede dai finestrini.
Ayrton Senna è primo.senna14

I suoi fari sono spenti, come quelli di gran parte dei suoi colleghi, la potenza va data tutta alle ruote, il resto si compensa con vista e intuito.
Non lascia nemmeno lavoro ai tergicristalli, Ayrton, li attua solo un paio di volte a giro, quando ormai la condensa sul parabrezza è rimasta l’unica cosa che i suoi occhi possano vedere.
Dietro a lui c’è Reutemann, che nella confusione del primo giro è comunque riuscito a conservare la seconda piazza.

Ma c’è poco da stare tranquilli per l’argentino, dietro a se la terza Mercedes è grigia, l’unica tra i primi ad avere i fanali accesi, come un cacciatore che con la torcia, la sera, illumina la sua preda.
Ha una guida più pulita rispetto agli altri, sembra quasi che la pioggia non bagni le sue ruote, preciso, come un computer, sul rettilineo è talmente vicino che diventa quasi impossibile distinguere le due macchine.

Reutemann ha già intuito di chi si tratta, conosce bene quel modo di guidare, osserva lo specchietto retrovisore per un attimo.
Il casco rosso e il nome sulla parte superiore del parabrezza sciolgono immediatamente ogni ulteriore dubbio. LAUDA.
Aveva guadagnato in fretta e furia la posizione sul compagno di squadra Prost, non un grande amante delle nuvole grigie, e non voleva perdere tempo nemmeno con lui, l’ultimo ostacolo prima della lotta per la prima posizione.

Lauda dal canto suo è quasi eccitato dalla vista della Mercedes di Carlos, che bella coincidenza pensa.
Proprio lui, l’argentino che Enzo Ferrari, aveva designato come suo sostituto dopo quel terribile incidente di 8 anni prima al vecchio ring.
Nemmeno il drake aveva pensato che potesse farcela, nessuno, a parte la moglie Marlene, lo credeva in grado di tornare, tanto meno di vincere un altro mondiale.

Aveva smentito tutti poche settimane dopo, proprio a Monza, ancora lacerato dalle ferite, passando Reutemann in gara a bordo della stessa macchina, senza pietà, esattamente come gli altri non ne avevano riservato per lui.
Era ora di ribadire il concetto una decade dopo.
Era sopravvissuto ad uno degli incidenti più spettacolari della Formula 1, ma al contrario di quelle fisiche, certe ferite non possono rimarginarsi.

Fine del rettilineo, le macchine scompaiono di nuovo sulla destra.
Lauda insegue da vicino la sua nemesi, poi ad un certo punto in staccata la infila, all’interno, senza scomporsi.senna
Sembra che Reutemann non ci sia nemmeno, l’austriaco non cambia la sua traiettoria, semplicemente va più veloce, troppo veloce, non c’è nulla da fare, passa come se nulla fosse.

Finiti i conti con il passato, è il momento di affrontare la prima posizione, quel brasiliano lo incuriosisce, sta li ad una ventina di metri da lui imperterrito, vuole osservarlo da vicino.
Senna dal canto suo di farsi recuperare non ci pensa proprio.
Se lo prende comincia il corpo a corpo, se si arriva a quel punto il tempo sul giro si alza, gli altri recuperano, diventa una blogia, è bagnato e ci scappa il fuoripista.
Troppo rischioso, meglio gestire quei 20 metri come un tesoro.

La gara continua, in mezzo al gruppo ci sono molti avvicendamenti, testacoda, scambi di posizione, sorpassi di classe.
Prost perde addirittura il controllo del mezzo, un errore del professore, giusto per dare un’idea delle condizioni della pista, che gli costerà la gara e lo rilegherà addirittura al 15° posto.

Davanti invece è una sfida a distanza, un continuo elastico tra Senna e Lauda, curve al limite condite da alcune sbavature che dimostrano quanto i due si stiano impegnando.
La distanza si accorcia e si allunga continuamente, in certi momenti qualcuno pensa che finalmente i due si ricongiungeranno, salvo poi essere smentito poche curve dopo.
Ayrton ha in pugno la gara, ma i fari sempre accesi di Niki alle sue spalle lo tormentano da 10 interminabili giri, come scie mistiche di luce senza fine che non vogliono concedergli pace.senna409

Comincia a sudare, la sua guida e quella del suo avversario hanno raggiunto un livello impareggiabile, oltre il limite della macchina che hanno a disposizione, qualsiasi errore, anche il più piccolo potrebbe a questo punto compromettere tutti i loro sforzi.
Dal muretto la segnalazione.
Ultimo giro.
Senna primo, Lauda ancora secondo, 10 metri tra i due.

I loro respiri si sincronizzano, i movimenti del volante si eguagliano, per Lauda non è una sensazione nuova, la riconosce dai tempi di Hunt, il suo storico amico-rivale dai tempi della F3.
Al brasiliano invece torna in mente Fullerton, il suo alterego ai tempi dei kartodromi, per entrambi è un enorme sfida, ma anche uno dei momenti più belli da molti anni a questa parte.

Lauda è stupito, sta guidando al meglio delle sue possiblità, vuole veramente portare a casa la vittoria, ma i metri non diminuiscono, le loro traiettorie sono così diverse eppure entrambe così efficaci che non c’è spazio per un recupero.
Si accorge che quel ragazzino, la gara, l’aveva già vinta, al primo giro, quando in fretta e furia aveva guadagnato la testa.
Sorride, si rende conto di essere al cospetto di un fenomeno, un talento puro di rara nascita e destinati a definire un’era, come era stato per lui anni orsono.
Non c’è nulla da fare, ma non è arrabbiato, sa riconoscere un momento storico quando gli si presenta davanti e se ne compiace.

Ultima a destra, salgono entrambi sul cordono in uscita, controsterzo in trazione e dritti verso la bandiera a scacchi.
Arrivano in parata, impareggiabili entrambi oggi.
Senna può finalmente respirare, ma se le gare che lo aspettano nel suo futuro da pilota saranno tutte così, allora ci sarà da faticare.
Alla sua sinistra lo affianca finalmente la Mercedes che fino allora lo aveva inseguito.
Dall’interno, il casco rosso fiammante di Lauda lo fissa.
L’austriaco alza la mano, si congratula, poi ripreme l’acceleratore e continua dritto per la sua strada.

E’ il riconoscimento di un campione, quello che voleva, il motivo per cui aveva dato tanto importanza a quella gara.
Spinge di nuovo anche lui sull’acceleratore, pronto ad affrontare il giro di ricognizione.
Un destino epico lo aspetta, guiderà e vincerà per i migliori team al mondo, diventerà l’idolo del suo paese e il simbolo per eccellenza della Formula 1 contemporanea.
Ma questo lui ancora non lo sa e non gli importa.
Ora pensa al presente, alla sua prima vittoria contro i colleghi della massima formula, al dolce gusto dello champagne bevuto dal gradino più alto.

Alla gloria.Siegerehrung auf dem Eröffnungsrennen Nürburgring, 1984

FINE

OVERSTEERING EP.2 : Ad armi pari. [pt.1]

L’asfalto è umido sul Nurburgring.
Ha appena smesso di piovere.
Le ultime gocce di rugiada cadono dagli alberi del bosco che contorna la pista, gli spettatori possono finalmente chiudere gli ombrelli. Tra poco si comincia.
E’ il 12 Maggio 1984, siamo in Germania, pochi kilometri alla periferia della città di Nurburg.

Oggi è una giornata molto particolare per la formula 1, dopo 8 anni di attesa infatti, il calendario prevede di nuovo la tappa europea al Nurburgring.
E’ dai tempi dello schianto di Niki nel lontano ’76 che gli pneumatici delle monoposto più veloci al mondo non affrontano più l’inferno verde.senna19
E saranno destinate a non farlo più, i proprietari del complesso hanno infatti allestito un nuovo settore, il GP Strecke, molto più corto e conforme alle moderne norme di sicurezza del circus.
I tempi delle corse a velocità infinite tra i boschi sono finite, il passaggio dall’anello nord all’attuale sud, ne è l’emblema, il passaggio definitivo ad un’altra era.

La F1 tornerà ufficialmente a girare in questo rivisto Nurburgring in Ottobre, fra 6 mesi.
Ma allora perché siamo qui a parlare del 12 Maggio?

Capita in certi momenti storici, che uno stesso paese sia il palcoscenico di più avvenimenti che coincidono temporalmente. Capita inoltre, molto più di rado, che si decida di unire questi eventi per creare qualcosa di ancora più grande, quasi leggendario, destinato a rimanere impresso nei libri di storia per sempre.

Nel nostro caso, l’avvenimento che si unisce alla rinascita del Nurburgring ha un nome, si chiama Mercedes E190.
E’ l’ultimo mostro della casa a tre stelle.
Apparentemente una berlina con un abito sportivo, in pratica un mostro con un 2.3 16 valvole aspirato vecchia scuola unito alle più recenti scoperte tecnologiche.
Il risultato?
185 cavalli, ottenuti a 6.200 giri, per una velocità massima di 250 km/h nella versione immacolata di serie.
Numeri pazzeschi per il 1984.senna20
Spiazzanti persino per un colosso come BMW.
Più tardi, la superiorità del bolide di Stoccarda nel DTM, costringerà infatti la casa monacense al contrattacco, che effettuerà con una BMW di nuova concezione, alias E30, la prima serie M.
Ma questa è un’altra storia.

I vertici di Stoccarda e i rappresentanti del circuito si sono messi d’accordo.
La E190 debutterà in pista al GP Strecke. A guidarla saranno i più veloci uomini al mondo. Saranno in 20, tutti con la stessa macchina, 20 giri a disposizione. Tutti contro tutti.

E infatti al circuito, quel freddo pomeriggio, ci sono tutti.
I nomi del momento, Prost e Lauda, che si stanno giocando il mondiale.
James Hunt in ritorno di gran carriera dal pre-pensionamento, Alan Jones, che vinceva il mondiale 4 anni prima in Williams, De Angelis, l’italiano velocissimo, Watson, Reutemann e i nomi più tifati della F1 contemporanea.


Per non farsi mancare niente in griglia ci sono anche John Surtees, campione nel ’64 in Ferrari, e Sir. Stirling Moss, il re senza corona, testimone vivente della nascita della F1.
Si muovono tra la griglia agitando i loro capelli bianchi, dinosauri, pensa il pubblico, temibili, pensano i piloti, che sanno esattamente quali vetture sono passate per le mani di quei due.

Tra questo tripudio di stelle quasi si confonde un ragazzo, il più giovane del lotto, si chiama Ayrton Senna Da Silva, guiderà la 190 numero 11.
Un rookie. Ha finito la gavetta da un paio di mesi e finalmente ha anche lui coronato il sogno di entrare nella massima formula. E non senza farsi notare!
2 volte a punti nelle prime tre gare, quando andare a punti significava ancora “arrivare almeno sesti”, con la piccola Toleman, non certo una vettura abituata a questi piazzamenti.senna21
Uno da tenere d’occhio insomma, ma ancora molto, troppo, giovane per poter combinare qualcosa.
O almeno questo è quello che si pensa.

Lo dimostra il fatto che Ayrton, a quella gara, non doveva nemmeno partecipare.
Era subentrato dopo aver ricevuto una telefonata.
Gli chiedevano di sostituire Fittipaldi sulla numero 11; lui, il debuttante, a sostituire il suo connazionale due volte campione del mondo.
Senna aveva accettato, era l’occasione perfetta aveva pensato. Tutti con la stessa macchina, nessuna scusa, vince il piede migliore, roba ghiotta per uno che vuole affermarsi in fretta.

Si era presentato in pista la mattina presto, serio come o più di quando deve affrontare la massima serie.
Qui, se possibile, la posta in gioco per lui è anche più elevata.
In contrasto, alcuni dei suoi colleghi avevano presto più sotto gamba la gara. Lafitte la dichiarò un atto di puro svago, Hunt addirittura, fu avvistato la notte prima al tavolo di un ristorante di Nurburg impegnato in una cena tra amici tutt’altro che sobria.

Altri invece, come Senna anche se per altri motivi, non potevano permettersi errori.
Il duello Prost-Lauda infatti, era destinato a protrarsi anche qui, perchè anche senza punti in palio, la rivalità non conosce pause. Alcuni, come De Angelis e Rosberg, corridori purosangue, non attendono altro che potersi confrontare con i colleghi per vedere chi prevale azzerando le differenze. Altri, come Moss e Surtees, sono li per dimostrare che il lupo potrà anche perdere il pelo, ma se arriva dalla vecchia scuola può ancora mordere e fare male.

Giorni dopo quella telefonata, era il momento. Cammina lungo la griglia di partenza, i mocassini, ottimi per il punta-tacco, tendono a scivolare sull’asfalto bagnato dalla pioggia. A lui questa condizione non dispiace.
Partirà terzo, dietro a Prost e Reutemann, seguito da Lauda e Rosberg, roba da far andare nel panico qualunque ragazzo, ma non lui, non oggi.

Arriva finalmente alla sua Mercedes, la numero 11, di uno splendente beige, sulle fiancate e sul parabrezza svetta a caratteri cubitali il suo cognome, SENNA.
La osserva per qualche secondo, immobile, poi entra e allaccia le cinture. Se la sente senna7cucita addosso, i sedili in pelle nera lo avvolgono, le cinture a 3 punti lo bloccano in una posizione che conosce già bene.
Impugna il volante e guarda il circuito snodarsi davanti a se. Oggi non perderà.

Anche Prost fa il suo ingresso in griglia. Sorride, è in pole, ma tra le righe del suo volto Senna riconosce tensione e concentrazione. Lo capisce, riesce ad interpretarlo, anche se ancora non sa quanto i loro destini siano intrecciati.
La confusione e le urla dagli spalti lasciano a mano a mano spazio ad un silenzio tombale.
Dura dei minuti, fino ad essere interrotto dalle accensioni degli aspirati Mercedes.
Giro di allineamento, una sfilata, un ultimo assaggio del circuito per rinfrescare la memoria ai piloti prima che si cominci a fare sul serio.

Lo Strecke non possiede quell’aura infernale che contraddistingue il fratello maggiore, ma riesce comunque a farsi apprezzare per i grandi cambi di pendenza e i lunghi curvoni veloci.
Il treno ordinato di E190 li percorre tutti a velocità di crociera, facendo crescere sempre più la suspance.

Le auto tornano ai loro blocchi di partenza, il semaforo si accende, il rumore dei motori è sempre più assordante, la storia sta per scriversi.

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FINE PRIMA PARTE.

(Si ringrazia la rivista EVO magazine da cui abbiamo preso alcuni scatti)

SEAT LEON ST CUPRA si prende il record tra le Station Wagon al ring.

Restiamo in tema Nurburgring anche oggi con una news riguardante Seat e più precisamente la Leon ST Cupra.
È ormai una prassi quella del collaudo di auto di serie al Green Hell, circuito che permette di testare ogni tipo di condizione del manto stradale e di sforzo soprattutto su sospensioni e impianto frenante.
Inutile dire quanto poco ci abbiano meso questi collaudi a diventare delle vere e proprie sfide tra case automibilistiche di tutto il mondo.
Già l’anno scorso la Leon Cupra 3 porte aveva dato grandi risultati scendendo sotto gli 8 minuti, un ottimo risultato per una 2 volumi sportiva.
Ma la sorpresa questo weekend è arrivata dalla Seat Leon ST Cupra, la versione stationwagon.
Nonostante i 100 chili in più di massa, la familiare sportiva ha battuto la sua versione minore di ben mezzo secondo stampando un 7.58.00 che la attesta anche come prima station wagon di serie a scendere sotto il muro degli otto minuti in questo circuito.
La Leon strappa così un record di categoria sul giro che apparteneva all’Audi RS4 SW dal lontano 2006.
Stiamo quindi parlando di un 4 cilindri turbo a trazione anteriore in grado di battere un V8 all-wheel drive di ben 11 secondi sul giro secco al ring.
Seat e Volkswagen hanno di che camminare a testa alta.

-William